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Apocalisse – cap. 19, 11-21

By 3 Gennaio 2019No Comments

APOCALISSE

 

10-12-2018

Da Paola

 

Saluto di Paola, poi

 

Don Carlo

 

Siamo sempre in questo libro meraviglioso che abbiamo deciso quest’anno di leggere sotto l’aspetto di profezia e non sotto l’aspetto di apocalisse. Vi ricordate che abbiamo visto nella prima parte come la comunità cristiana vive nella presenza di Cristo risorto e poi, dal capitolo 12 è la stessa comunità cristiana, la chiesa che viene chiamata a essere testimone, a portare avanti la resurrezione di Cristo, questo suo modo di essere presente per realizzare un mondo nuovo. Nell’ultimo incontro abbiamo visto quanto sia importante, in questa comunità cristiana, l’annuncio del Vangelo, perché è questo annuncio che entra dentro e porta avanti la realizzazione del Regno di Dio.

Questa sera leggiamo un brano molto breve che credo sia uno dei brani fondamentali nella lettura dell’Apocalisse perché ci porta a prendere coscienza di come L’ANNUNCIO del Vangelo non solo è una parola, ma è una presenza, una realtà che costruisce un mondo nuovo.

Siamo nel capitolo 19, dal versetto 11 al 21. E’ un brano molto, molto breve che ci porta, però, al cuore dell’Apocalisse.

 

LETTURA CAPITOLO 19, 11-21

 

Che cosa succede quando si annuncia il Vangelo? Chi appare? Chi si rende presente?

Risposte varie, poi Don Carlo

 

In questo brano c’è il passaggio dall’annuncio del Vangelo alla sacramentalità. Quando tu invece di fare tanti ragionamenti, o di usare tante parole, annunci il Vangelo, rendi presente Cristo.

 

 

Uno di noi dice: “annunci il Vangelo nel senso di vivi il Vangelo” Risposta di don Carlo:

No, questo è il passaggio fondamentale nella comunità cristiana. Quando annunci il Vangelo rendi presente Cristo. Non so se lo ricordate, il Concilio Vaticano II dice che Cristo è realmente presente quando si legge la Parola ed è ugualmente presente quando si celebra l’Eucarestia. Noi veniamo da un’esperienza totalmente diversa. Eravamo abituati a fare l’adorazione davanti all’Eucarestia, ad inginocchiarsi davanti all’Eucarestia, a fare il segno di croce davanti all’Eucarestia, la Parola di Dio l’avevamo persa. Il C:V:II dice che Cristo è ugualmente presente. Vi rendete conto?

Altra domanda.” Ma in quello che abbiamo letto tutto questo dove sta?” Risposta di don Carlo:

Si parlava prima dell’annuncio del Vangelo, poi con questo annuncio, cosa vedi? Vedi il cavallo bianco con il Cristo che si rende presente. Se andate al capitolo 6 versetto 1-2… vidi un cavallo bianco. Il suo cavaliere…lì si parlava di Cristo presente, dopo la sua resurrezione, nella comunità cristiana. Qui si parla della Chiesa che annunciando il Vangelo fa riapparire questo cavallo bianco e…

 

 

…cap. 19,11 …e colui che lo montava si chiamava “Fedele” e “ Verace”;  quando noi celebriamo l’Eucarestia cosa diciamo? “… per la nuova ed eterna alleanza…” è la promessa che si realizza. E ancora …”era avvolto in un manto tinto di sangue e il suo nome è Parola di Dio” quello che noi celebriamo ora nel Natale cosa è? La Parola di Dio che si fa carne.

Vedete come, con l’annuncio del Vangelo, entra nella comunità cristiana l’esperienza straordinaria della presenza reale che noi chiamiamo sacramento. Ne abbiamo parlato già più volte perché è sempre il Concilio che ci prende per mano dicendo che Cristo è il Sacramento del Padre “Filippo chi vede me vede il Padre…” E’ questa la sacramentalità: vedendo Cristo vedi il Padre, conosci il Padre, pensate a tutti i brani del Vangelo dove si dice “nessuno conosce il Padre se non il Figlio, nessuno conosce il Figlio se non il Padre e colui al quale il Padre lo vuole rivelare   “ E’ la sacramentalità che poi diventa la sacramentalità della Chiesa.

Allora come Cristo è sacramento del Padre, chi è il sacramento di Cristo? Dove noi incontriamo Cristo?    Nella comunità cristiana, tutta la chiesa è sacramento di Cristo, perché è la comunità dei credenti. Noi riceviamo i sacramenti nella fede della comunità, veniamo battezzati non nella nostra fede ma nella fede della comunità. E’ la comunità che ti annuncia la Parola di Dio.

All’interno poi di questa comunità, sacramento di Cristo, abbiamo momenti particolarissimi che non sono più chiamati i sette sacramenti (anche se sono sempre sette).Ora si chiamano:

 

-I Sacramenti dell’iniziazione: Battesimo  Cresima  Eucarestia

-I Sacramenti della purificazione o dell’essere sanati: Riconciliazione   Guarigione

-I Sacramenti della missione; Matrimonio  Ordine sacro

 

I Sacramenti dell’iniziazione: Battesimo, Cresima, Eucarestia andrebbero fatti tutti insieme. La chiesa orientale quando battezza un bambino, lo cresima e gli dà anche l’Eucarestia.

Nella notte di Pasqua, quando si battezzano gli adulti. (noi ne avremo 5 quest’anno) si celebrano insieme il Battesimo la Cresima e l’Eucarestia.

 

 

Nei primi secoli a S. Giovanni, avveniva tutto il cammino del sacramento di iniziazione cristiana. Si partiva dal palazzo dei Laterani  (oggi Vicariato) dove si svolgeva il catecumenato e dove dovevi dimostrare di aver detto no al Male e sì al Bene. Nella notte di Pasqua si usciva e si andava al Battistero dove ti spogliavi entravi nell’acqua ti immergevi completamente (Battesimo) uscivi, indossavi la veste bianca e andavi nel Confirmatorio (rudere con archi di fronte al Battistero) dove il Vescovo ti ungeva con il profumo della chiesa per dire che entravi a far parte di questa famiglia. Poi si passava al Patriarchio (dove ora c’è l’ospedale) perché fa parte della fede cristiana l’amore per gli altri. Nel Patriarchio venivano accolti e curati i malati terminali e quindi i nuovi cristiani passavano tutta la notte di Pasqua assistendo i malati. Quando sorgeva il sole di Pasqua entravano nella Basilica (dove i vecchi cristiani erano stati tutta la notte in preghiera), si univano ai vecchi cristiani e si celebrava l’Eucarestia, il dire grazie insieme facendo festa. Era il percorso di iniziazione e la Pasqua, nella prima comunità cristiana, non era dire: “Cristo è risorto!”, quello è alla base della fede, ma era la comunità cristiana che cresceva con nuovi adepti. La dimostrazione che Cristo fosse vivo, fosse risorto, era che nuove persone entravano nella comunità. Se non entra nessuno vuol dire che Cristo non è risorto.

 

 

Questa è la sacramentalità: Cristo è sacramento del Padre, la Chiesa è sacramento di Cristo.

Nella Chiesa poi ci sono i Sacramenti della Guarigione, perché tu entri nella comunità, ma entri con la tua ciccia che è ballerina, ecco perché c’è il sacramento della Riconciliazione o della penitenza (tenete presente che nella chiesa cattolica non esiste il sacramento della confessione (esiste la preghiera di confessione).

Nella Riconciliazione c’è la guarigione che riguarda il tuo intimo quindi la purificazione e il perdono. Basta ricordare la parabola del figliol prodigo per renderci conto della dinamica: il Padre che ti accoglie, che ti abbraccia, che fa festa, e noi non siamo ancora riusciti a dare questa dimensione.

L’altro Sacramento di guarigione è L’Unzione degli infermi che non serve per andare all’altro mondo, ma per dare forza al corpo quando si trova debole di fronte alla missione che tu stai portando avanti.

I sacramenti della Missione sono due: il Matrimonio e l’Ordine sacro perché siamo tutti sacerdoti.

Dopo il Concilio c’è stato una lotta perché molti volevano l’unzione con il crisma (che non è l’olio degli infermi, né quello dei catecumeni) anche per il matrimonio: Come viene unto il prete o il vescovo, si chiedeva l’unzione per il matrimonio perché sono sullo stesso livello, sono due missioni.

Con questo capitolo stiamo entrando nella dimensione sacramentale.

Quando annunci il Vangelo rendi presente Cristo e quando Cristo è presente la chiesa diventa sacramento

Noi abbiamo solo l’esperienza dell’Eucarestia perché sappiamo che Cristo lì è presente. Ma non è solo lì. Cristo è presente quando si legge la Parola, nel cammino di iniziazione cristiana, nei sacramenti di guarigione, nei sacramenti della missione. Ed è questo cavaliere (v.11-16).

 

 

Uno di noi domanda: Quando si annuncia il Vangelo si rende presente Cristo. Tu ci hai descritto cosa avveniva nell’iniziazione cristiana, era tutto chiaro: come si diveniva cristiani, come si celebrava la fede, la comunità aveva un senso, ma oggi chi annuncia il Vangelo? Noi nasciamo cristiani, siamo cristiani per nascita, o pensiamo di esserlo, perché il fatto che si celebra il Battesimo per la fede della comunità non corrisponde tanto. Allora che vuol dire oggi annunciare il Vangelo in una chiesa “istituzionalizzata” dove nasci, sei battezzato, poi ricevi la prima comunione poi la cresima…Tutte queste tappe che sono sempre più forzate perché il bambino ha ancora entusiasmo, il ragazzo se può svicolare svicola…poi quando ci si sposa, se si vuole farlo in chiesa, allora si recupera perché è necessario aver fatto la cresima…

Tutto è un po’ stravolto. Allora come si legano queste realtà che sembrano contraddittorie? Noi ora siamo contenti perché molte realtà le scopriamo, le viviamo. Abbiamo conosciuto meglio Cristo…

Eppure siamo nati cristiani, siamo stati battezzati, abbiamo incontrato tanti sacerdoti, abbiamo partecipato a tante Messe, riti, a tanti Natali , a tante Pasque…ma dov’è l’annuncio del Vangelo?

 

Risposta di don Carlo. La Chiesa ha cominciato questo discorso nel RICA (Rito Iniziazione Cristiana Adulti). Dopo il Concilio si è cominciato a puntare lì perché partire da bambini era più difficile. C’è questo rituale per gli adulti che chiedono il Battesimo. Se venite la notte di Pasqua quando noi avremo questa esperienza, ma io spero che anche in altre chiese ci sia, vedrete come è una comunità che con l’annuncio del Vangelo accompagna e celebra. Nel Battesimo dei bambini è più difficile perché c’è ancora la vecchia mentalità. Il RICA, dovrebbe essere, in questo momento, la strada per capire e vivere i Sacramenti, e partendo da lì la Chiesa ha cercato di adattarlo alle altre situazioni. Per quanto riguarda il Battesimo dei bambini e altre realtà, lo sforzo che sta facendo è cercare di recuperare mettendo alla base non i catechismi ma la Parola di Dio. E vedete anche come Papa Francesco insista sempre sul Kerigma, il primo annuncio perché ci sia nella vita di ogni cristiano la capacità di rimettere Cristo al centro e poi portare il più possibile la Parola di Dio. questo è lo sforzo che si sta facendo però, ripeto, con gli adulti è più facile, con i bambini ci sono ancora le tradizioni, è difficile perché deve accadere un cambiamento di mentalità che non è ancora avvenuto.

 

Ci siamo chiesti: cosa succede quando si annuncia il Vangelo? Si rende Cristo realmente presente e comincia nella comunità cristiana l’esperienza straordinaria della sacramentalità che è una presenza reale: Cristo con il cavallo bianco viene, è fedele e verace, ha il mantello rosso, gli occhi fulminanti e il suo nome è Parola di Dio.

Guardate che è bellissimo questo perché nella prima parte dell’Apocalisse nella comunità cristiana era presente Cristo risorto. Qui, ora, è la comunità cristiana che prende il Cristo risorto e lo annuncia (perché questo è l’essenza del Vangelo: la morte e la resurrezione Cristo) e Cristo si presenta come Parola di Dio, è il Verbo che si fa carne, è il Verbo che dà la sua vita, è il Verbo che vince sulla morte. Questo è ciò che fa la comunità cristiana con l’annuncio del Vangelo, rende presente la Parola di Dio che diventa carne.

 

Altra domanda: quando si annuncia il Vangelo in concreto?  Quando si va a Messa e si ascolta?

Don Carlo – Quando porti l’opera di Cristo nella vita di una persona, o quando vieni messo di fronte a questa proposta che Dio ti sta facendo: accogliere Cristo nella tua vita perché è Lui che una volta accolto ti dà…….E’ l’inizio di ogni cammino.

 

Abbiamo detto che quando si annuncia il Vangelo si rende Cristo presente. Cosa fa Cristo presente? Se vogliamo capire la seconda parte del brano che abbiamo letto, e questo è il punto forte, andiamo a vedere nel Vangelo di Giovanni il capitolo 3.

 

 

LETTURA DI GIOVANNI cap. 3

 

Guardate questo capitolo perché è la chiave per capire il brano che stiamo leggendo. Cosa avviene?

Avviene che quando Cristo è presente, quindi quando c’è la sacramentalità, automaticamente parte il giudizio. Qui vedremo dove sta questo giudizio e se lo comprendiamo poi possiamo capire bene quello che dice l’Apocalisse.             In cosa consiste l’annuncio del Vangelo?

Nel nascere di nuovo. Fare la proposta perché tu nasca di nuovo, e nasca attraverso il perdono e attraverso lo Spirito Santo.

Però questo nascere di nuovo che avviene con l’annuncio del Vangelo e la presenza reale di Cristo  parola di Dio che si fa carne, automaticamente diventa un giudizio.

  1. 16-17. Perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia vita eterna. Dio non ha mandato suo Figlio sulla terra per condannare il mondo , ma per salvarlo…
  2. 18 Ma chi non crede in Lui (quindi chi non entra in questa esperienza d’amore) è già giudicato e condannato proprio per non avergli creduto. (quindi non perché ha fatto chissà che cosa ma semplicemente perché non gli ha creduto. Attenzione, perché noi abbiamo sempre un’idea moralistica della condanna).

Questa è la grande sfida della sacramentalità cioè quando tu, come uomo, vieni condannato? Quando non credi più all’amore di tua moglie, questa è la forza del sacramento,. Quando non credi più che Dio ti ama attraverso tua moglie, perché lei è diventata una rompiscatole, sei già condannato nell’amore, ma non perché sia successo chissà che cosa. Capite la difficoltà che ha la chiesa in questi discorsi, perché crede profondamente alla sacramentalità. Se la chiesa, infatti interviene su queste cose non è per dire è andato male, no, la chiesa può solo pronunciarsi sul fatto

che è nullo il tuo matrimonio, perché quando scatta la sacramentalità c’è una presenza che giudica.

Il Battesimo, per esempio, è così, una volta che sei stato battezzato, sei stato battezzato e anche se adesso molti chiedono che sia cancellato il loro battesimo. La comunità cristiana non può cancellarlo, cioè questa presenza, questo amore ti è stato dato, tu puoi non viverlo, o viverlo male, puoi dire non mi interessa, ma non lo puoi cancellare. Vi ricordate che quando si studiava il catechismo si definiva il Battesimo un segno indelebile della grazia, proprio perché tu sei entrato nella comunità, hai conosciuto la grazia anche se eri bambino.

Ricordati che dove c’è una sacramentalità, dove c’è una vita nuova che è iniziata e tu non l’accogli, non credi, c’è un giudizio, c’è una condanna. E’ duro, avviene in tutti i sacramenti, come avviene per un prete, come avviene per chiunque sia entrato nell’esperienza della sacramentalità.

Ora Papa Francesco sta entrando e dice che nel vivere tutto questo bisogna tener conto della nostra  fragilità e cerca di indicare che si facciano almeno dei passi. Per quando nascono difficoltà parla di accompagnamento per vedere quello che si può recuperare e quali passi si possono fare.

L’accompagnamento è la comunità che ti si mette a fianco (come ha fatto il buon samaritano) per fasciare le tue ferite e vedere nella tua situazione qual è il meglio che puoi tirar fuori dalla tua vita.

Ecco perché papa Francesco usa le espressioni. “Preferisco una chiesa sporca, ferita che non…”

Tutti questi discorsi che fa è perché i doni di Dio noi li viviamo nella fragilità, ma è forte questa idea: la proposta di Cristo, quando è presente, è quella di una vita nuova, nascere di nuovo ed è opera dell’acqua e dello Spirito Santo. Se credi entri, se non credi allora sei già condannato, ma non perché qualcuno ti condanna, ma perché tu eri di fronte ad una opportunità e l’hai lasciata scappare. Queste parole per me sono fortissime.

  1. 18-ss“E la condanna si basa su questo fatto, la luce è venuta dal cielo nel mondo, ma gli uomini hanno preferito il buio alla luce per fare i loro comodi, infatti…”

 

ALLA LUCE DI QUESTO TORNIAMO ORA AL CAP. 19

  1. 13 il suo nome è “la Parola di Dio”
  2. 14 quando c’è la presenza sacramentale di Cristo, comincia il giudizio. Chi crede entra: anche loro sono su cavalli bianchi, anche loro sono vincitori, anche loro sono entrati in questo nascere di nuovo.
  3. i5 La Parola di Dio, che esce come spada affilata, colpisce. Chi, di fronte alla Parola di Dio, a questa presenza dell’amore si chiude, rimane tagliato fuori da questa opportunità. Non si parla di una condanna che Lui fa, ma che Lui ti fa delle proposte, le accogli? Bene, non le accogli? Sei fuori! Perché egli è il Re, il Signore dei Signori, cioè è Lui che ha vinto, è la sua Parola, o l’accogli ed entri nella vita o non l’accogli e non entri nella vita. Chi non crede rimane tagliato fuori
  4. 17 Un angelo chiama gli uccelli…”Venite Riunitevi per il grande banchetto di Dio!…” Qui gli uccelli rapaci vengono chiamati, cioè c’è tanta gente che ha rifiutato l’amore, la Parola, quindi c’è cibo per voi, venite e fate festa! E’ macabra la scena, però è di una forza straordinaria perché è ciò che succede quando si dice no all’amore. Quando si dice no all’amore, e la Parola è Dio che ti perdona, Dio che ti ama, Dio che ti vuole dare la dignità di figlio…e tu non credi, non accetti tutto questo diventi una carogna in pasto agli uccelli. E’ un banchetto macabro, ma reale e Paolo ne parla nelle sue lettere quando descrive il frutto dello Spirito e il frutto della carne. Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace,… Il frutto della carne è un cadere continuo… le orge, l’invidia, le ubriachezze… è un andare verso la morte, ma non perché hai combinato chissà che cosa, ma perché hai detto no all’amore. E’ una scena raccapricciante, però, da qui, nasce il nostro impegno per annunciare il Vangelo. Si chiedeva prima: “ma si vivono queste cose?” Si vivono, o non si vivono, noi però dovremmo sentire l’urgenza di fare questo, così come lo ha fatto l’apostolo Paolo. Vi ricordate le sue espressioni: “Urge andare!” Se comprendiamo questo prendiamo la forza di essere portatori di Cristo e della sua Parola nel mondo

Tutta la missionarietà di cui si parla non parte dal: ”Ho tempo, voglio fare qualcosa…” parte da queste scene della comunità cristiana dell’Apocalisse. Quando io mi rendo conto che ci sono tante carogne e tanti cadaveri, e ho la possibilità di annunciare loro l’amore e il perdono, io devo andare!! E quello che si cerca di fare quando si dice che il cristiano è discepolo-missionario, è proprio di dare questa forza, questa urgenza, questa visione, che il Vangelo va annunciato. Invece noi non abbiamo annunciato il Vangelo perché abbiamo portato il rosario, la preghiera, il pellegrinaggio, il fare la comunione…abbiamo portato i devozionismi, non il Vangelo.

Il nostro compito quando vediamo questo pasto di uccelli rapaci, quando ci rendiamo conto di quello che sta succedendo nel mondo, (esempio il CENSIS dice che in Italia non abbiamo più valori, stiamo scadendo in queste cose e diveniamo così pasto per gli uccelli rapaci). Non ci rendiamo conto di dove stiamo andando…Il punto forte è tutto lì, è l’angelo che chiama gli uccelli rapaci per svegliare la comunità cristiana, per dire: “Guarda che se tu non ti sbrighi ad annunciare il Vangelo, a rendere presente Cristo, qui altro che banchetto!!!”

  1. 19-21 Poi vidi il mostro malvagio, che riuniva i re della terra e i loro eserciti per combattere colui che montava il cavallo bianco e contro il suo esercito…C’è tutto l’esercito ormai. Tutti quelli che hanno creduto in Lui

Il mostro fu catturato e con lui fu preso anche il falso profeta…E’ l’Anticristo (quello di cui parla sempre Giovanni) cioè colui che non crede che Cristo è il Figlio di Dio, colui che non accoglie la proposta d’amore, quella di diventare figlio di Dio (lettere di Giovanni), non crede che tu sei chiamato nella carne a diventare figlio di Dio. non crede in quello che noi celebriamo nel Natale: l’admirabile commercium cioè la divinità che prende la nostra carne perché la nostra carne prenda le dimensioni della divinità, prenda la vita eterna. Questo è il Natale. Ed è la dimensione sacramentale di cui parlavamo prima. Ecco perché l’espressione vera del Natale non è “Il Natale”, ma “Il Verbo che si fa carne” perché la carne possa diventare Dio.” E’ l’annuncio del Vangelo che ti chiama a nascere di nuovo, a far sì che la tua carne possa nascere di nuovo, e abbiamo bisogno che di anno in anno della liturgia per celebrare nel tempo il mistero di Cristo come memoria come presenza e come profezia, quindi non è il Bambinello, ma il Verbo che si fa carne perché la carne possa diventare Parola di Dio, noi diventiamo Parola di Dio, noi prendiamo le dimensioni di Dio, noi entriamo nell’eterno. Questa è la sacralità.

Cosa succede? La Parola di Dio è presente grazie all’annuncio del Vangelo: c’è chi crede e diventa l’esercito sul cavallo bianco e c’è chi non crede e diventa banchetto per gli avvoltoi. In questa scena ritorna il famoso mostro perché è lui che deve essere vinto. Il mostro cerca di rimettere insieme, ma ormai gli uccelli sono arrivati. Il mostro viene catturato, l’Anticristo viene catturato e tutti e due furono gettati vivi nello stagno di fuoco dove arde lo zolfo. Vedete come con la forza della Parola di Dio cambia il mondo.

  1. 21 Il loro esercito fu completamente sterminato, (attenzione, non dice più dai mali, ma) dalla spada affilata…quindi è sempre la Parola di Dio che fa il giudizio e noi questa Parola di Dio l’abbiamo un po’ trascurata, lasciata da parte.

Io credo che sia bello entrare in questo mistero dell’ incarnazione del Verbo dopo aver letto questo brano, perché ciò che noi celebriamo è la Parola di Dio che si fa carne e viene tra noi. Io consiglio sempre a chi fa il presepe di non mettere il Bambinello, ma la Bibbia così ogni volta che passi di lì, invece di guardare il Bambinello, apri e leggi perché chi nasce è la Parola di Dio. Sarebbe bello se noi imparassimo a dare questa dimensione alla nostra vita perché la forza, la bellezza, la grandezza, ma anche come la Parola di Dio opera nella storia, nel mondo, nella vita delle persone. Vorrei ora che cantassimo un canto di Natale proprio per entrare in questa visione: la Parola di Dio che si fa carne perché la nostra carne possa pendere le dimensioni di Dio.

 

canto VENITE ADORIAMO GUIDATO DA LEEANN

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