L’ANNO LITURGICO
25-05-2019
Da Paola
Saluto di Paola.
Avvisa che questo è l’ultimo incontro, ringrazia Don Carlo, Leeann e tutti, e conclude così: “Speriamo che quello che abbiamo sentito lieviti, germogli, porti frutto quest’estate, perché con l’anno nuovo, lette le cose di Papa Francesco, la spinta che c’è all’evangelizzazione e il mondo come sta andando, siamo investiti da un compito grande. Tutta la ricchezza che abbiamo ricevuto deve quindi portarci a ciò che dirà ora Don Carlo, perciò benvenuti questa sera e…all’anno prossimo”
Don Carlo
Questa sera vorrei tentare di fare un esperimento che riguarda l’anno liturgico perché così vediamo come la lectio ci porta a leggere un libro della Scrittura nella sua pienezza, mentre la Chiesa usa fare un altro tipo di lectio in cui prende dei brani di un libro della Bibbia e li mette vicino ad altri brani.
L’Anno Liturgico, che con il Concilio Vaticano II è stato rinnovato totalmente, cerca di portare anche una lettura continua della Bibbia. Non sempre ci riesce, perché non sempre, quando si prende un brano, si riesce ad entrare in tutta la ricchezza che ha il libro, per cui, al termine del percorso che abbiamo fatto, volevo vedere come la Chiesa combina i brani dell’Apocalisse con i testi del Vangelo.
E’ bene fare una premessa su ciò che è l’Anno Liturgico, perché noi siamo stati educati e abituati male per cui quando se ne parlava lo si immaginava come un cerchio dove si partiva dall’Avvento, poi c’era il Natale, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste, il periodo per Annum e poi la ruota girava…e tutti i cartelloni che lo rappresentavano erano fatti così. Il Concilio Vaticano II ci dice che
l’Anno Liturgico è Cristo e il suo mistero che noi celebriamo
nel tempo come Memoria, come Presenza e come Profezia.
Capite, quindi, che siamo di fronte a una realtà totalmente diversa, non è una passeggiata che facciamo in vari tempi, no,
quello che noi celebriamo nell’anno liturgico è Cristo ed è
il suo mistero, quindi il suo essere con noi pur essendo Dio.
Poiché noi siamo nel tempo e nello spazio, non possiamo celebrare questo mistero nella sua totalità, ma lo celebriamo spezzettandolo. Ecco perché viene il mistero della Nascita, il mistero della Pasqua e il mistero, poi, della presenza di Cristo fra noi.
Come si fa tutto questo? Come sono le nostre celebrazioni? E’ importante che ce ne rendiamo conto perché lì viene fuori la qualità o meno di una celebrazione. Quanto sappiamo fare memoria? Quanto sappiamo rendere presente il mistero di Cristo? Quanto sappiamo, nutrendoci della memoria e della presenza, diventare noi profeti? Questo è quello che fa la qualità di una celebrazione.
Ecco perché potete trovare delle celebrazioni noiose, altre in cui uno dice “meno male che è finita” e altre invece che coinvolgono pienamente. Non dipende dalla bravura del prete o dai canti che si fanno, o dalle cerimonie. Non dipende, come qualcuno ci vuol fare intendere, dall’omelia… ma da quanto noi sappiamo entrare nello spirito dell’anno liturgico. Se entriamo in questo spirito poi anche le cose più semplici cominciamo a parlare, se non entriamo non riusciamo a vivere pienamente il mistero di Cristo. Questa idea che il Concilio ci ha portato è di una forza straordinaria.
Vi ricordate da dove veniamo e dove siamo? Prima del Concilio una persona che voleva vivere la vita cristiana in una spiritualità forte si trovava a far parte di una scuola. Qui a Roma c’era il gruppo che seguiva i Gesuiti, quello che seguiva i francescani, o i domenicani, il gruppo dell’azione cattolica, si viveva la spiritualità seguendo una scuola di spiritualità.
Il Concilio ci ha detto che non possiamo più giocare in questo modo, perché la vera formazione del cristiano è l’anno liturgico, non la scuola di spiritualità. Capite che siamo ancora lontani perché tutti andiamo a cercare un “maestro”, qualcuno che ci guidi e buttiamo via la ricchezza vera del cristiano: il mistero di Cristo che noi celebriamo nel tempo facendo memoria.
Immaginate il Natale: facciamo memoria della nascita di Gesù. Pensate alla Pasqua: facciamo memoria della morte e resurrezione di Gesù, e mentre facciamo memoria e lo rendiamo presente, noi dovremmo diventarne profeti, cioè non solo sentire questo mistero, non solo percepirlo, non solo viverlo, ma viverlo in modo tale da esserne profeti, annunciatori, portatori agli altri.
Guardate come si concludono le celebrazioni del periodo della Pasqua che ancora stiamo celebrando: “Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia, alleluia!” Questa è la dimensione profetica; ”Non puoi più stare in chiesa! Basta stare in chiesa! Vai via dalla chiesa…e porta la gioia!” Questa diventa la profezia!
Anche il modo di celebrare è particolare. Nel periodo di Pasqua, che va dal triduo pasquale fino alla Pentecoste, non dovremmo metterci in ginocchio perché siamo testimoni di resurrezione e dovremmo essere pronti a portare il mistero della resurrezione nel mondo, quindi dobbiamo essere pronti, come chi ha celebrato la Pasqua, con il bastone in mano, con i calzari ai piedi per andare…invece continuiamo a perderci.
Questa è la ricchezza che noi abbiamo, quindi, se da una parte nella lectio è bene prendere tutto un libro, dall’altra parte c’è una lectio che noi viviamo nella liturgia, dove i testi vengono presi, spezzettati e messi a confronto l’uno con l’altro
Io volevo questa sera rileggere con voi il capitolo 12 dell’Apocalisse per poi vedere la chiesa con quali testi combina questo capitolo, in modo tale da scoprire come un testo illumina l’altro e dall’altro prende vita.
LETTURA DI APOCALISSE cap. 11,19-12, 1-17 abbinato a Luca 1, 26-56
Partiamo dal cap. 11,19 perché nella liturgia si parte da lì.
Questo testo, a volte completo, altre a brani, nella liturgia la chiesa lo usa sempre nelle feste della Madonna e lo combina sempre con il Vangelo di Luca, cap. 1, 26- 56.
Qui viene il bello perché quando leggiamo questi testi è una festa della Madonna, e subito noi
perdiamo la testa e andiamo a vedere questa donna. Attenzione, qui casca l’asino, cosa celebriamo nella liturgia? il Santo, la Madonna o il mistero di Cristo? Cosa abbiamo detto prima? Che l’anno liturgico è Cristo e il suo mistero che celebriamo nel tempo come memoria come presenza e come profezia.
Ecco dove si perdono i preti e dove ci perdiamo noi.
Quando, nella liturgia, facciamo diventare la festa del Santo o della Madonna una cosa a sé entriamo automaticamente nel devozionismo, non siamo più nella liturgia.
Come si fa a rimanere nella liturgia?
La chiesa ci dà uno strumento: l’interrogativo con cui noi dobbiamo entrare nella spirito della liturgia e lo troviamo nel versetto che si canta all’Alleluia che è il trait d’union che mette insieme le letture. Nelle feste della Madonna il versetto è “grandi cose ha fatto l’Onnipotente”
Noi, quindi, dobbiamo partire da lì e dobbiamo chiederci, di fronte a questi due testi ,anche se è la festa della Madonna, cosa Dio ha fatto e cosa sta facendo ora per la salvezza dell’umanità: “grandi cose ha fatto l’Onnipotente”. Con questa chiave non cadiamo nel devozionismo.
Partiamo dal Vangelo che forse è più semplice.
Quali grandi cose ha fatto l’Onnipotente in questo capitolo di Luca 1?
Risposte varie poi Don Carlo. C’è un Dio che dà attenzione ad una persona, non dimentichiamolo mai, perché è qui dove noi poi entriamo nel mistero dell’incarnazione di Cristo. Andiamo a stringere, non ci perdiamo nei particolari. La prima cosa grande che Dio fa è che si degna di coinvolgere una persona nel suo progetto di salvezza. Pensate cosa sarebbe per noi se, mentre siamo qui il Papa telefonasse e dicesse: “ Paola ho bisogno di te per fare questo , questo e quest’altro” Qui entriamo nelle cose più grandi di noi. Non pensiamo mai che Dio ama perché ti rivolge la parola, ti coinvolge nei suoi progetti e qui perdiamo uno degli elementi fondamentali della spiritualità della vita di un cristiano.
Provate a pensare la nostra incoscienza di fronte al matrimonio, mi sono innamorato di quella/o la sposo ecc. Non pensiamo mai che Dio ti ha scelto e ti ha fatto conoscere quella persona per trasmettere la vita, per realizzare una famiglia.
Vedete dove perdiamo la vita cristiana, perché perdiamo questi aspetti essenziali. Cosa ha fatto l’Onnipotente? Si è degnato di coinvolgere…pensate nella Bibbia quante persone ha coinvolto: Abramo, Mosè, i profeti…fino ad arrivare a Maria, ma poi facciamo memoria, rendiamo presente e diventiamo profeti, quindi come lo ha fatto con Maria…allora se io entro nell’anno liturgico mi devo fermare e chiedere: ”A me questo Dio che sta dicendo?” Capite il passaggio dalla memoria alla profezia?
Capite allora perché il Concilio non ha voluto fare un documento sulla Madonna, ma l’ha messo nella Lumen Gentium, nel documento sulla chiesa. Perché siamo noi, è Lei, ma siamo noi, qui facciamo memoria di Dio che rivolge la sua parola a Maria…e a noi non ha detto niente? Non sta dicendo niente? Riuscite a seguirmi? perché sto facendo dei salti. Capite perché l’anno liturgico è fondamentale?
Allora, vediamo queste cose grandi che fa l’Onnipotente:
-rivolge la parola ad una persona, Lui che è Dio;
-“incastra”…cioè quando lei chiede “come è possibile?” le dà la soluzione… e tutti noi siamo stati incastrati in un modo o nell’altro.
Cosa fa ancora di grande questo Dio?
-Ti dà visione…dà visione a Elisabetta su quello che sta accadendo…e dà visione a Maria che si rende conto che il Signore le ha rivolto la parola, (l’ha “incastrata”) non per una cosa che riguarda lei, ma per una cosa che riguarda l’umanità intera. Leggendo il Magnificat ci rendiamo conto che Maria prende coscienza che c’è questa opera grande di Dio che non riguarda solo lei: dice Egli si è accorto di me… Egli è misericordioso per sempre verso tutti coloro che lo temono… …. …ha dato a piene mani agli affamati…e come ha aiutato Israele…” quindi viene fuori anche la fedeltà di Dio alle promesse.
Ecco di cosa facciamo memoria stando al versetto dell’Alleluia, perché quella è la chiave giusta, altrimenti sfarfalliamo, ci perdiamo nei particolari: Maria turbata, Maria qua, Maria là ecc.
Anche noi siamo stati turbati in alcuni momenti, però, se andate all’essenziale facciamo memoria, di Dio che rivolge la parola, di Dio che ”incastra” e di Dio che ti fa prendere visione, che se ha rivolto la parola a te e ha dato una missione a te, non è a vantaggio tuo, è a vantaggio dell’umanità
Stiamo entrando nel mistero di Dio.
Andiamo ora in Apocalisse
Di che cosa facciamo memoria? Se sviluppiamo bene questa idea poi diventa facile vedere l’opera di Dio in noi e la profezia che ci viene data. Il versetto all’alleluia è sempre: grandi cose ha fatto l’Onnipotente dove sono queste grandi cose che ha fatto l’Onnipotente? Dove siamo?
Mentre nel Vangelo di Luca stiamo leggendo le grandi cose di Dio qui sulla terra, nell’Apocalisse leggiamo l’opera di Dio come avviene in cielo. Qui entriamo pienamente nel mistero!
(In Luca abbiamo visto come avviene sulla terra: rivolge la parola a una persona, la “incastra” e questa opera .di Dio non è per il bene di quella persona, ma è per il bene di tutta l’umanità).
Qui siamo in cielo, il tempio di Dio si aprì … come opera Dio in cielo? Ha un progetto bellissimo, ma. cosa c’è in questo progetto? Una cosa splendida: c’è…una nascita umana… ma si può nascere in cielo con le doglie del parto? Non si può!! Però è nel progetto di Dio, in questo suo logos, in questo suo sogno che ci sia una nascita qui, sulla terra.
A questo punto in cielo cosa succede? In cielo c’è una lotta.
Faccio un esempio che ci aiuti a capire. Noi abbiamo Papa Francesco che cerca di portare avanti un progetto di rinnovamento della chiesa, e cosa trova dentro la chiesa (non fuori). Cosa trova? Guardate che siamo lì!! Cosa trova?
Questa è la visione che ci dà l’Apocalisse! Di questo noi facciamo memoria! Che c’è un progetto di Dio, di un Dio che nasce come uomo. Ma questo non è concepibile, non si può! e infatti in tutti
i Vangeli si trova…la luce è venuta nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta…Tutte le storie contro Gesù stanno nel fatto che non lo vogliono riconoscere come Dio. Lo stesso avviene all’inizio della nascita di questo progetto di Dio, mentre abbiamo sentito in Maria cosa succede, in Giuseppe, uomo giusto, cosa succede? Non ci capisce niente e decide di rompere il fidanzamento.
In cielo c’è un progetto…ma nel cielo stesso c’è questa tensione. Molti Padri Chiesa quando leggono questo brano dicono che da qui si capisce l’inizio del Male; la caduta degli angeli, sono gli angeli che si ribellano al progetto di Dio. (Nemmeno Dio è in pace nel portare avanti i suoi progetti, figuratevi se possiamo esserlo noi nel portare avanti i nostri).
Qual è, quindi, l’opera di Dio, la grandezza di Dio? Che Dio vuol farsi uomo, però nel cielo stesso trova la ribellione. Di che cosa allora facciamo memoria? Che il progetto di Dio va avanti nonostante le difficoltà.
- 5 La donna diede alla luce un maschio…Questo bambino fu rapito e portato su da Dio presso il suo trono… v. 6 mentre la donna fuggì nel deserto…v. 7… vi fu battaglia nel cielo, Michele e i suoi angeli combatterono contro il drago…v. 10 allora udii nel cielo una voce che diceva: “ Finalmente! Ora la salvezza, la potenza e il Regno appartengono al nostro Dio e l’autorità appartiene al suo Cristo” Questo è un versetto da brivido perché di che cosa facciamo memoria?
Che quando nel cielo c’è un progetto di Dio, è Suo… nel cielo c’è ribellione, ma se questo progetto va avanti, perché qualcuno ha il coraggio di portarlo avanti, si realizza il Regno di Dio.
Vi ricordate quante volte Gesù nel Vangelo parla del Regno di Dio, ed è la sua incarnazione che porta il Regno qui sulla terra. Guardate cosa c’è dietro…L’apostolo Paolo quando si ferma su questo dice che ci vuole pazienza, “quando crediamo in cose che non vediamo allora impariamo ad essere pazienti fiduciosi” Sempre Paolo dice che la pazienza nel vedere realizzato il progetto di Dio in noi, ci rende forti e ci rende capaci del cielo. E’ una cosa di una grandezza unica.
E’ così che si realizza l’opera di Dio. C’è un sogno, c’è un combattimento, c’è la voglia, la capacità di portare avanti questo sogno perché è lì che si realizza il Regno di Dio. Ora la salvezza, la potenza sono qui sulla terra.
Poi continuano queste scaramucce e termina dicendo v.16 ma la terra aiutò la donna, spalancò le sue fauci e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato…allora il drago furibondo…se ne andò a far guerra al resto dei suoi figli…poi si fermò sulla riva del mare.
Quest’ultimo versetto è stato quello che ha dato il via e ha spiegato tutta la vita di Padre Pio. Da giovane andò a curarsi in riva al mare E lì ha avuto la visione del drago fermo sulla riva de mare ed è lì che ha deciso do offrire la sua vita per combattere il Male in tutte le sue forme: sia il male spirituale che il male fisico.
Vedete di cosa facciamo memoria nell’anno liturgico in una festa della Madonna. Da una parte facciamo memoria (ricordate che il versetto chiave è l’Onnipotente che opera grandi cose). Sulla terra rivolge la parola ad una donna, la incastra e l’opera che compie attraverso questa donna è
per il bene dell’umanità. In cielo c’è un sogno di Dio, c’è una ribellione, ma c’è il sogno di Dio che va avanti con semplicità, con pazienza, sembra quasi che sia più importante il Male che il Bene, però c’è questa donna, questo logos, questo sogno che arriva e lì sta la salvezza, lì si realizza il Regno di Dio. In una festa della Madonna facciamo memoria di queste due realtà.
Passo successivo: cosa rendiamo presente in una festa della Madonna?
Risposte varie, poi la chiarezza:
Rendiamo presente l’incarnazione di Cristo, che avviene attraverso una donna e attraverso una lotta che anche oggi si sta combattendo in cielo. Nemmeno Dio sta in pace.
L’anno liturgico porta nel tempo il mistero dell’incarnazione come memoria e come presenza. Quando facciamo memoria di questo noi portiamo sulla terra l’incarnazione di Cristo in una festa della Madonna, non è che battiamo le mani alla Madonna. Portiamo sulla terra l’incarnazione di Cristo che avviene sempre attraverso queste due realtà: una realtà umana, perché ha rivolto la parola a una donna (e vedremo nella profezia che continua a rivolgerla) e una realtà, che vediamo in cielo, di questo Dio che ha un sogno e continua a portarlo avanti nonostante tutte le contrarietà. Lo rendiamo presente come quando celebriamo l’eucarestia rendiamo presente la morte e la resurrezione di Cristo, che è già avvenuta.
A questo punto come diventiamo profeti?
Diventiamo profeti prendendo tutte due queste situazioni.
Da una parte prendendo coscienza che Dio ha rivolto e sta rivolgendo anche a noi una proposta che non è per noi, è per gli altri, dall’altra prendendo coscienza che noi e la nostra vita così come è oggi nel tempo e nello spazio è un’opera che Dio sta compiendo lottando per il Bene.
Da lì viene la nostra profezia per cui non ci scoraggiamo di fronte alle difficoltà, non smettiamo di parlare con i nostri figli anche se non ci vogliono sentir parlare, non ci tiriamo indietro anche se tutto può essere contro perché nell’incarnazione di Cristo c’è l’opera di salvezza che si compie e quindi noi diventiamo profeti perché annunciamo e portiamo nella nostra vita quest’ opera di Dio che si sta realizzando nel tempo e nello spazio.
La festa della Madonna, quindi, dovrebbe farci ringalluzzire nel dire:
“A me il Signore ha rivolto la parola. Io nonostante le lotte, le difficoltà, porto avanti la missione
che mi ha affidato”
Stiamo balbettando perché abbiamo preso due testi poderosi, se prendiamo testi più semplici o la liturgia di tutti i giorni diventa tutto più facile, però vedete che con la liturgia si fa una lectio totalmente diversa. Perché si mettono insieme memoria presenza e profezia.
L’anno liturgico è per il Concilio la vera formazione del cristiano.
PREGHIERA DI LEEANN